Sempre più spesso, se si guarda in alto nel cielo, si viene catturati dalla telecamera di un drone, soprattutto militare. Ed è inevitabile sottolineare che oggi, proprio come spesso citato negli articoli di Areacult.it, «se sai mettere le mani su un pad da videogame, allora saprai pilotare anche un drone».
Aggeggi che hanno dentro sé GPS, sensori e tecnologia e il desiderio di ridurre al minimo i rischi per il personale militare, ha creato un boom nell’uso di velivoli senza pilota come i droni tra i militari di tutto il mondo. Ora, con l’enorme esperienza acquisita negli ultimi decenni, è in corso un passaggio all’uso civile. “La tecnologia è pronta”, afferma Mary Cummings, ex pilota di caccia della marina americana che ricerca interfacce robotiche presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Sebbene questi velivoli non siano economici (un UAV Global Hawk costa circa 210 milioni di dollari), la loro capacità di proteggere i soldati dai pericoli li ha resi estremamente popolari tra i pianificatori della difesa. Tanto che il Congresso ha fissato un obiettivo militare nel 2000: rendere un terzo della “flotta di aerei della forza operativa di attacco profondo” senza equipaggio. Il successo di questa iniziativa è stato straordinario. Nel 2005, il 5% degli aerei del dipartimento della difesa degli Stati Uniti era senza pilota. Oggi è del 61%. L’unico problema che rimane è reclutare un numero sufficiente di esseri umani per controllarli.
I piloti però non sono entusiasti di pilotare dei droni. Stare seduti in una cabina a guardare uno schermo e spingere un joystick in giro è veramente noioso per chiunque sia abituato a volare nella vita reale. Non a caso i piloti diventano tali con il sogno di solcare i cieli del mondo. La soluzione è stata quindi quella di abbassare l’asticella. Mentre l’aeronautica statunitense utilizza ancora solo piloti esperti per pilotare armi a distanza, l’esercito statunitense vede la necessità solo di un addestramento relativamente di base. Il ragionamento è che i militari danno fucili alle giovani reclute e permettono loro di uccidere le persone. Se quegli stessi soldati possono gestire un videogioco così come possono usare un fucile – e questo fa ora parte del test d’ingresso – possono pilotare un drone e usarlo anche per uccidere le persone.
La strategia funziona perché la tecnologia di controllo sta diventando sempre più simile a quella utilizzata nei videogiochi moderni. Un recente annuncio di reclutamento per l’esercito britannico mostra un soldato che spiega l’uso di droni militari mentre utilizza un controller Xbox Microsoft senza marchio per pilotare il suo drone su una truppa di soldati di pattuglia. Mary Cummings ha utilizzato la sua esperienza come pilota di jet veloci per creare un controller basato su iPhone per un drone; la scorsa estate, i ricercatori del centro di ricerca e sviluppo della Boeing a Seattle hanno utilizzato il suo sistema iPhone per far volare un aereo intorno al campus del MIT, a 2.500 miglia di distanza. “Abbiamo dimostrato in due diversi studi che, con solo tre minuti di addestramento, le persone possono pilotare un UAV in un’attività di sorveglianza e non schiantarsi”, dice Cummings.
Insomma, possiamo dire che la sottile linea che divide il divertimento dalla realtà delle missioni militari si sta facendo sempre più sottile. Sicuramente ciò è un bene per la salvaguardia delle vite dei soldati, per cui non possiamo che applaudire all’avanzamento tecnologico. Una piccola rivincita per tutti i nerd!